La settima faccia del dado

A proposito di Dau al Set

(avanguardia, pseudoavanguardia, o che dir si voglia)

1948. Fine della II Guerra mondiale. Barcellona.

In quell’anno si costituì Dau al set, gruppo catalano che fondò l’omonima rivista. Fra i suoi fondatori, Joan Brossa, Joan Ponç, Arnau Puig e Antoni Tàpies. L’intenzione è quella di dare risposta a un’immobilismo culturale, imposto dal regime franchista. Questo attraverso due vie parallele: un organo divulgativo alternativo (la rivista, appunto) e una pratica artistica innovativa e sciolta dalle convenzioni.

La settima faccia del dado è sicuramente influenzata dal dadaismo e dal surrealismo francesi. Si potrebbe intravedere anche un nocciolo di esistenzialismo, esplicitato soprattutto nelle dichiarazioni di Arnau Puig. Ma, al di là di queste ispirazioni e categorie, Dau al Set si struttura come qualcosa di peculiare nel panorama delle avanguardie europee. L’irriverenza, l’ironia, lo “scherzo”, il superamento dei limiti, attraverso le possibilità aperte dal gioco estetico, ne fanno un movimento incatalogabile, seppur di breve durata (si sciose nel 1951; la rivista durò fino al 1956).

Questo slideshow richiede JavaScript.

Gli esperimenti artistici di Dau al set sono essenzialmente eterogenei e dinamici. Le forme e i contenuti diventano infinitamente ricombinabili, casualmente, proprio come in un gioco. Le arti visive si legano alla scrittura. La scritttura diventa installazione; la drammaturgia si struttura in performance. La carta, supporto precipuo della parola scritta, assume forme cubiche e plastiche. Le lettere divengono tridimensionali e formano parole e versi collocati per le strade della città.

Il tabellone su cui muovere questo nuovo gioco artistico è la città stessa, le cui vie diventano gallerie a cielo aperto in cui proporre opere con le quali interagire. E il pubblico non è più solo quello adulto, preparato alla fruizione estetica e agli aulicismi della poesia. Dau al set indirizza la propria arte a tutti, anche ai bambini, che sono i destinatari precipui del gioco urbano.

Dau al set, seppur poco longevo, è stato uno dei primi esperimenti di arte urbana, di poesia visiva e di intervento libero e sciolto dai meccanismi di fruizione convenzionali. E la rivista omonima rappresenta ancora oggi un esempio di come la cultura possa infrangere le barriere del regime e continuare a essere proposta e diffusa. Vale la pena di lanciare il dado, alla ricerca di una possibile libertà alternativa (la settima faccia, vilolante la realtà imposta).

Riferimenti bibliografici

John London, Past Possibilities and Practice: For Joan Brossa, Oxford, The Trilobites Ed, 1992

Mario De Micheli, Le avanguardie artistiche del Novecento, Milano, Feltrinelli, 1998

Link

“Dau al set, una filosofía de la existencia”. Alrededor de Arnau Puig